Book Hangover è il termine giusto per parlare di questo libro e dei sentimenti che mi lascia addosso.

Book hangover è quella sensazione di vuoto che si prova dopo aver terminato un libro che ci ha coinvolto molto, la lotta per tornare alla vita di tutti i giorni e il non sentirsi pronti a lasciar andare quei personaggi a cui ci si è affezionati, non avere quasi voglia di iniziare un nuovo libro ma continuare a cullarsi nel ricordo della storia appena conclusa.

Era da un po’ che un libro non mi prendeva così tanto dal non riuscire a staccarmene e da continuare a pensarci in ogni momento della giornata, tanto da non vedere l’ora di immergermi nelle sue pagine, tanto da esserne quasi affamata.

Tutta la vita che resta di Roberta Recchia: la recensione del libro

La storia è ambientata tra gli anni 50 e gli anni 80, ma l’evento che sconvolge l’equilibrio delle vite dei protagonisti è purtroppo molto attuale. La storia si svolge su due piani temporali, c’è la vita di prima, quella che scorre relativamente tranquilla, e c’è un dopo, in cui ciascuno dovrà fare i conti coi propri demoni.

Un libro doloroso ma al contempo profondo e dolcissimo, che parla di resilienza e di “sopravvivenza”, di come dal dolore ci si può far sopraffare ma di come si può anche scegliere di reagire e trovare la forza di credere in nuovi inizi, di vedere il bello che ci circonda e convincersi che in tutto quello che è stato c’è un senso, anche se talvolta fatichiamo a comprenderlo.

Non sono pronta a lasciar andare Miriam, Leo, Marisa, Stelvio, Corallina… ma spero di avervi convinto a leggere questo libro. Perché quando un libro ti piace così tanto vorresti condividerlo con chiunque…

È (anche) questo il potere della lettura.

Secondo me quest’autrice (al suo esordio) farà parlare di sè.

Giulia Favi

Tutta la vita che resta di Roberta Recchia: la trama del libro

Uno strappo che sembrava impossibile da ricucire, una famiglia che nel corso degli anni ritrova la strada nella forza dei legami.
Ci sono libri che ti entrano dentro, che ti accompagnano per mano nella vita di tutti i giorni. È ciò che succede con l’esordio magnetico di Roberta Recchia, una storia da cui non ci si stacca, con protagonisti vivi, autentici. Come Marisa e Stelvio Ansaldo, che nella Roma degli anni Cinquanta si innamorano nella bottega del sor Ettore, il padre di lei. La loro è una di quelle famiglie dei film d’amore in bianco e nero, fino a quando, anni dopo, l’adorata figlia sedicenne Betta – bellissima e intraprendente – viene uccisa sul litorale laziale, e tutti perdono il proprio centro. Quell’affetto e quella complicità reciproca non ci sono più, solo la pena per la figlia persa per sempre. Nessuno sa, però, che insieme a Betta sulla spiaggia c’era sua cugina Miriam, al contrario timida e introversa, anche lei vittima di un’indicibile violenza. Sullo sfondo di un’indagine rallentata da omissioni e pregiudizi verso un’adolescente che affrontava la vita con tutta l’esuberanza della sua età, Marisa e Miriam devono confrontarsi con il peso quotidiano della propria tragedia. Il segreto di quella notte diventa un macigno per Miriam fin quando – ormai al limite – l’incontro con Leo, un giovane di borgata, porta una luce inaspettata: l’inizio di un amore che fa breccia dove nessuno ha osato guardare. 

Tutta la vita che resta è un romanzo prezioso e dolcissimo, doloroso, accogliente, intimo e corale, che esplora i meccanismi della vergogna e del lutto, ma soprattutto dell’affetto e della cura, e li fa emergere con una delicatezza sapiente, capace di incantare e sorprendere.

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