Le ere glaciali sono periodi geologici estremi, ma esistono anche epoche freddissime dell’esistenza umana, a dispetto del meteo.
Giorni che gelano il cuore, solidificano tutti i sentimenti di buona empatia insiti nella nostra umanità, letteralmente ghiacciano le coscienze in un cristallo di vetro freddo, rozzo, grossolanamente scheggiato, per di più estremamente fragile, e perciò pericoloso. Un cuore simile non è lastra di sicurezza, si frantuma, non si polverizza innocuo, si scheggia facilmente in frammenti acuminati, stalattiti, aculei di ghiaccio taglienti come rasoi, e come quelli crudeli.
Un vetro che, come uno specchio, rimanda le immagini, finanche boccacce e smorfie giovali, ma dietro di esso c’è il buio, popolato di mostri dal volto umano.
I giorni di vetro di Nicoletta Verna: cosa ci racconta?
“I giorni di vetro” di Nicoletta Verna di questo racconta, è un testo magistrale, inteso nel senso di un romanzo che spiega, meglio di ogni saggio specifico, cosa e come è stata un’epoca tra le più importanti, ed infauste, della storia del nostro Paese.
Racconta nei fatti, anzi fa raccontare dalla viva voce di testimoni diretti, seppure romanzati, i giorni dolorosi dell’avvento del regime fascista, a far data dall’assassinio di Matteotti, fino ai primi momenti della liberazione da parte degli alleati.
Nessuno resta com’era, nei giorni di vetro, nelle sventure ci si distingue: le donne, e quelli come loro che gli si smuove l’empatia, e gli uomini, a cui invece per lo più esce fuori la carogna insita in loro. Non è un libro di Storia, ma una raccolta di fatti fittamente intrecciati tra loro a costituire la Storia, inventa ma dice il vero, talora il verissimo, racconta luoghi, episodi, persone che costituirono la trama di quei giorni, descrive con scrittura limpida, rustica, locale, con una elegante penna agreste e campestre, quanto realmente successo rivelato attraverso, guarda caso, un vetro, uno solo, però da ingrandimento, fedele, perfetto e senza sbavature, trasparente e veritiero. Tutt’altra cosa di un vetro solido e amorfo, magari confezionato a mo’ di gioiello in un misero pacchettino regalo, che tutt’al più può fungere da infausto memento. Protagonisti principali sono l’orfano Bruno e la stupenda, splendida, luminosissima Redenta, la gemma, la perla, il monile più bello e delizioso dell’intero romanzo, la sola che non è di vetro banale. In punta di piedi, tranquilla, schiva, silenziosa e attenta, da tutti detta sfortunata e meschina perché tra l’altro colpita dalla polio che le renderà impedita in una gamba, è lei sola l’anima intelligente, il fulcro amorevole, l’epopea eroica di quei giorni, in quei luoghi, con quelle persone, la sola a fronteggiare, con coraggio sovrumano, il Male, facendosene carico di persona, e redimere tutti gli altri da quello. La sola a comprendere una grande verità della vita, che il più delle volte se noi stiamo bene non è per merito o per virtù ma perché a qualcun altro tocca stare male al posto nostro. Non ispirerà epica, nessun finale per lei pari alla resurrezione di Tolstoj, niente lieto fine con Bruno, per lei stessa finanche resterà un mistero incomprensibile lo strano comportamento del suo amato, anche se sarà certissima che Bruno le vuole un bene da morire. Il lettore capirà alla fine che molte volte ciò che sembra, non è.
E altri personaggi ancora tutti splendidamente descritti, ottimamente sfaccettati, Adalgisa e Primo, la Fafina, Zambuten, Zucò dla Bolga, Marianna ed Aurelio, e poi Diaz e Iris. Iris come l’opera, non come il fiore, che quella del grande fiume è terra d’opera, opera lirica e opere di fatica dei campi, dove la gente lavora e basta: nei campi, a casa, nel bosco. Brava gente industriosa, onesta, sono terre di borghi, casali, pascoli e coltivati, dove non si ha tempo per il Male. Chi non può lavorare perché è troppo piccolo o troppo vecchio, aspetta di crescere oppure di morire in pace circondato da affetti, fin che il Male non si presenta. Viene da fuori, in pompa magna, come a Tavolicci, qui in alto, ben protetto, su cime che diverranno cime tempestose, qui sarà memoria di sangue, di fuoco, di martirio, come altrove, per fatti analoghi, incisero tali liriche sulla pietra, a perenne monito futuro. Sempre è così nei giorni di vetro, giunge il Male, fa dei giri immensi e poi ritorna, è orbo ma ci vede benissimo, non è misterioso, ha storia propria, cattiveria intrinseca addestrata tra poveretti di pelle scura, neanche è brutto, si ammanta di medaglie ed onori, con tanto di nome e cognome, si chiama Amedeo Neri. Fa il Male, pratica il Male, distribuisce il Male a piene mani, tanto da farti sospettare che stai pagando il tuo, quanto meriti, giacché quel giorno certamente dovevi essere fra chi ha ammazzato Cristo, non si spiega altrimenti.
Invece no, prima o poi l’abbiamo ammazzato tutti, Cristo.
Ma vedete, Cristo come Redenta redime, riscatta, ci offre ancora una opportunità.
Ai giorni della merla, infatti, freddissimi, di ghiaccio, di gelo, di vetro, segue sempre l’estate di san Martino.
Bruno Izzo
“I giorni di vetro di Nicoletta Verna: la trama del libro
È ingenua, ma il suo sguardo sbilenco vede ciò che gli altri ignorano. È vulnerabile, ma resiste alla ferocia del suo tempo. È un personaggio letterario magnifico. La voce di Redenta continuerà a risuonare a lungo, dopo che avrete chiuso l’ultima pagina. Redenta è nata a Castrocaro il giorno del delitto Matteotti. In paese si mormora che abbia la scarogna e che non arriverà nemmeno alla festa di San Rocco. Invece per la festa lei è ancora viva, mentre Matteotti viene ritrovato morto. È così che comincia davvero il fascismo, e anche la vicenda di Redenta, della sua famiglia, della sua gente. Un mondo di radicale violenza – il Ventennio, la guerra, la prevaricazione maschile – eppure di inesauribile fiducia nell’umano. Sebbene Bruno, l’adorato amico d’infanzia che le aveva promesso di sposarla, incurante della sua «gamba matta» dovuta alla polio, scompaia senza motivo, lei non smette di aspettarlo. E quando il gerarca Vetro la sceglie come sposa, il sadismo che le infligge non riesce a spegnere in lei l’istinto di salvezza: degli altri, prima che di sé. La vita di Redenta incrocia quella di Iris, partigiana nella banda del leggendario comandante Diaz. Quale segreto nasconde Iris? Intenso, coraggioso, “I giorni di Vetro” è il romanzo della nostra fragilità e della nostra ostinata speranza di fronte allo scandalo della Storia.
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