Questo di Marco Vichi non è la più recente uscita editoriale dello scrittore fiorentino, è però l’ultimo in ordine di tempo che annovera a protagonista il suo personaggio seriale più noto, il commissario di polizia Franco Bordelli. Bordelli è persona comune di normale intelligenza, non un eroe o un tipo eccezionale, meno che mai un investigatore acuto, somiglia invece molto di più ad un segugio ostinato, dal fiuto allenato, perso cocciutamente dietro una traccia per quanto labile. Esattamente come il suo pet personale, Blisk, un orso maremmano, vale a dire un cane dalle fattezze di un plantigrado delle banchise polari, dotato certamente di un buon fiuto, ma dal cuore ancora più buono: il cane somiglia al padrone, e viceversa. Da notare che agisce nel dopoguerra fino al finire degli anni ’60, quindi con metodi diversi, ed antiquati, di indagare. Quello che caratterizza la serie è che sempre Bordelli pare pensare ad alta voce, si indirizza a chi lo legge per raccontargli ciò che ha visto, che ha vissuto, con chi o cosa ha interagito nel bene e nel male, descrive con prosa semplice, mai complicata, dialogata, i tipi di varia umanità con cui ha a che fare. Perciò i romanzi di Marco Vichi non raccontano solo quello che accade a Bordelli, ma anche le storie degli altri personaggi, ciascuno estrinseca il suo vissuto. Non a caso, il clou dei romanzi di Vichi con Bordelli attore principale, vede sempre in primo piano l’allegra convivialità favorita dalla gustosa gastronomia toscana.

Nulla si distrugge di Marco Vichi: la recensione

Bordelli ed i suoi amici più cari, pochi all’inizio fino ad aggiungerne man mano altri ed arrivare ad una decina di avventori, si riuniscono periodicamente nel casale del commissario, ed il solo lasciapassare per sedere al tavolo e gustare le leccornie approntate da alcuni dei commensali, è che ognuno racconti una storia, vera o inventata che sia. Ne consegue una forma di moltiplicazione dei pani e dei pesci, di storie e di novelle, Marco Vichi non sforna romanzi con Bordelli, scrive invece i racconti del commissario, i suoi libri sono decameroni, infarciti di storie nella storia, di racconti nel racconto, di aggiunte, divagazioni, nuovi aneddoti, aggiornamenti vari. Vichi, e Franco Bordelli per suo tramite, narrano all’unisono ed a più voci delitti e memorie, fatti e fattacci, prosa, amori, poesie, in particolare il funzionario di polizia si fa forte e tempera il suo animo con tutto quanto ha ricavato assistendo la vita nel momento che accade, oppure, come in questo caso, nel momento che accadeva, giacché “Nulla si distrugge” allude ad un cold case, la scoperta casuale di uno scheletro rivelatore di un delitto occorso tempo addietro.

Nulla si distrugge, è vero, e nulla si crea, Marco Vichi è un ottimo scrittore, piace ai lettori non perché le sue siano storie, o multi-storie, di alta levatura letteraria, Vichi certamente scrive bene e chiaro, non si dilunga ma mette in luce, non mistifica ma porge con cura, tuttavia la sua fortuna è altro, è che soprattutto Vichi racconta. La letteratura è una lunga catena, e il primo anello si perde nella notte dei tempi, quando, a fine giornata, intorno al fuoco ci si raccontava le giornate, e quindi la vita.

Vichi eccelle e si distingue perché non solo scrive ottimamente, ma altrettanto bene affabula, novella, è un cantastorie, un menestrello di corte letteraria, un aedo, incanta con il suo dire, nulla distrugge ma tutto reinventa, mette a fuoco i punti nodali del suo personaggio e la sua indole di persona perbene, onesta, di buona educazione, a suo agio con ex prostitute di postribolo, commesse innamorate, questori, agenti semplici, piantoni intenti a disbrigarsi nelle parole crociate, filosofi e medici legali, ex ladri ed agenti dei servizi segreti. Con Marco Vichi si discute di letteratura con chi la sforna, come parlare di farina con un fornaio, si leggono libri e si incontrano dal vivo gli autori preferiti, come Alba De Cespedes, per esempio, alternando tempi e luoghi, fatti e memorie, intrecciando i mille fili del raccontato a costituire non un gomitolo aggrovigliato, ma un tessuto dalla trama calda, avvolgente.

Bordelli come Vichi è schietto e sincero come solo sanno essere i fiorentini purosangue, quelli dei quartieri più polari e genuini come San Frediano, i“ maledetti toscani” in senso buono, quelli cioè che sventurati non sono, bensì gioiosi, arguti, positivi. Tosti ed arguti, che creano e non si distruggono.

Bruno Izzo

Nulla si distrugge. Un’avventura del Commissario Bordelli di Marco Vichi: la trama

Siamo alla fine di aprile del 1970 e il commissario Bordelli, ormai in pensione, può dedicarsi a un caso riaperto di recente, un’indagine mai risolta che lo tormenta da molti anni. Si tratta dell’assassinio del figlio di un noto fascista avvenuto nel 1947, che nel clima irrequieto del Dopoguerra era stato frettolosamente archiviato. Mentre, con l’aiuto del vice commissario, Bordelli scava nel passato alla ricerca della verità, sulla montagna pistoiese la Pubblica Sicurezza sta scandagliando il bosco in una frenetica lotta contro il tempo e una brutta faccenda tornerà alla luce. Come se non bastasse, un vecchio amico che più di dieci anni prima era scomparso nel nulla ricompare all’improvviso, facendo affiorare alla memoria di Bordelli il ricordo di una vicenda complessa e dolorosa. Perché nelle nostre vite fatte di carne e racconti, nulla si distrugge…

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