Con questa suggestiva monografia

Andrea Dall’Asta ci guida a comprendere in profondità il messaggio recondito delle opere di questo superbo, e unico nel genere, artista americano, i suoi punti di contatto con la letteratura e il cinema.

Chi come me adora i suoi quadri e le sue anime così diverse e tormentate, ne riconosce subito l’autenticità e l’unicità a prima vista.

Scene di vita quotidiana semplici, limpide, spesso disadorne e convenzionali che però affascinano, stregano e, al contempo, inquietano, disorientano, suscitando ansia e attesa di un non so che di indefinito e di indecifrabile.

I quadri di Edward Hopper appagano l’occhio, ma anche angosciano l’animo.

Entrano nell’intimo profondo dell’osservatore, fanno emergere sensazioni, percezioni, emozioni spiazzanti.

È come vedere sé stessi fare i conti con la propria nube interiore, con le nostre apprensioni che ci strizzano dentro.

Le tele di Edward Hooper esprimono costantemente incomunicabilità e solitudine.

I soggetti tratteggiati paiono assorti in sé stessi, lontano con i propri pensieri, distaccati dalla realtà che li circonda.

Pur ritratti accanto gli uni agli altri, non interagiscono mai tra loro.

Nei suoi dipinti irrompe quasi sempre la luce, una luce che desta nell’osservatore trepidazione per qualcosa che sembra dover accadere da un momento all’altro.

Il libro dunque è un delizioso e sofisticato viaggio nel mondo di questo enigmatico maestro dal tocco stilistico essenziale, di una linearità disarmante.

Scritto molto bene, interessante e piacevole, corredato da ampie tavole a colori, ecco dunque uno di quelle opere che gli amanti dell’artista dovrebbero acquistare a scatola chiusa.

Tony Lip

Edward Hopper di Andrea Dell’Asta: la trama del libro

Introverso, schivo e riservato, Edward Hopper (1882-1967) è stato un grande pittore, interprete dell’uomo del XIX secolo. Dipinge scene di vita quotidiana, in modo apparentemente semplice e banale, eppure le sue immagini suscitano un interesse e un fascino del tutto particolari. Le sue opere appaiono infatti inafferrabili, misteriose e segrete. Se è stato talvolta considerato come il vate dell’introspezione, della solitudine o ancora della malinconia, le sue tele aprono a un futuro capace di interpellare ciascuno di noi. Hopper va ben oltre una lettura pessimista e orizzontale, per indicarci una via ben più complessa e articolata che apre sentieri imprevisti, in cui l’individuo si dischiude alle dimensioni più profonde dell’essere umano: il desiderio e l’attesa. Con la fine delle grandi narrazioni, delle fedi religiose e politiche che hanno alimentato i secoli passati, Hopper esorta a lasciarci esporre alla «visita della luce», situando la nostra vita in un orizzonte di senso. Le sue tele diventano così apparizioni, vere e proprie «teofanie».

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