Ho ripescato questo bel romanzo di Giuseppe Pontiggia, vincitore del Premio Campiello 2001, in cui l’autore racconta il travaglio che attraversa una famiglia per la nascita del secondogenito affetto da una malattia invalidante.
Prima felice scoperta. Leggendo questo libro non si avverte il senso di pesantezza che c’è di fronte ai luoghi comuni e alla retorica sul dramma del dolore e sull’impossibilità di risolverlo.
No. Qui Pontiggia ci consegna una storia che vibra sì di interrogativi, ma raccontati anche con ironia, con uno stile pulito.
Non segue eventi in ordine cronologico quindi un pò difficile da dirne la trama.
principalmente la trama si può riassumere cosi:
Il romanzo narra l’esperienza di Frigerio, un padre che ha la sorte di avere un figlio disabile di nome Paolo.
La narrazione procede dall’inizio alla fine del racconto con il padre che ricorda in prima persona gli episodi più significativi della sua esperienza, utilizzando l’occasione letteraria per proporre al lettore profonde riflessioni su se stesso, sulle persone che lo circondano e sulla vita stessa.
Dal romanzo ( del 2000) è stato tratto un film: Le chiavi di casa, di Gianni Amelio.
Nati due volte di Giuseppe Pontiggia: la trama
Amaro e drammatico, grottesco e comico, ironico e appassionato, sempre lucidissimo, “Nati due volte” racconta il rapporto di un padre con il figlio disabile. Guidandolo attraverso gli scogli della vita, il padre apprende dal giovane l’arte di vivere non per essere «normali», ma per essere solo se stessi. Attorno ai due protagonisti si muove una folla di personaggi che incarnano le diverse reazioni di fronte all’handicap: l’impreparazione e il cinismo, l’imbarazzo e la stupidità, ma anche l’amore sconfinato e la solidarietà altruistica. Perché i bambini disabili «nascono due volte: la prima li vede impreparati al mondo, la seconda è affidata all’amore e all’intelligenza degli altri».