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Ospite ieri a Che tempo che fa, il programma condotto da Fabio Fazio su Nove, il popolare giornalista e volto di Rai 1 Franco Di Mare ha rivelato di essere malato e di avere un mesotelioma, un tumore aggressivo alto grado che colpisce il mesotelio, il tessuto che riveste, come una sottile pellicola, gli organi interni.

Il giornalista 69enne ha rivelato ai microfoni di Fabio Fazio di essere stato colpito dal tumore per “colpa” del suo lavoro di inviato di guerra.

Franco Di Mare: cosa ha detto sul tumore

“Da inviato di guerra ho respirato amianto: sono sereno e non mollo, ma da questo non si guarisce. Si prende tramite la respirazione di particelle di amianto, senza rendersene conto. Ha un tempo di conservazione di sé lunghissimo e quando si manifesta è troppo tardi”. Poi ha denunciato che in Rai si sono dileguati “tutti i gruppi dirigenti, non quello attuale, ma quello precedente, quello precedente ancora. Posso capire che esistano delle ragioni di ordine legale, sindacale, ma io chiedevo alla Rai lo stato di servizio (avere la lista dei movimenti durante le attività di servizio ndr) che è un mio diritto….Persone a cui parlavo dando del tu, perché ero un dirigente Rai, sono sparite, si sono negate al telefono, a me. Come se fossi un questuante. Io davanti a un atteggiamento del genere trovo un solo aggettivo: ripugnante”.

Una scelta che lascia attoniti e che ha visto la pronta risposta di Viale Mazzini. “L’Ad della Rai Roberto Sergio e il dg Giampaolo Rossi – si legge nella nota – sono venuti a conoscenza solo ieri sera della drammatica vicenda di Franco Di Mare, al quale esprimono tutta la propria vicinanza umana e assicurano la loro disponibilità a fare tutto il possibile per consentire al giornalista di ricostruire quanto da lui richiesto”.

Franco Di Mare: il nuovo libro

In occasione della sua ospitata a Che Tempo Che Fa, il giornalista ha potuto parlare anche del suo nuovo libro “Le parole per dirlo. La guerra dentro e fuori di noi” disponibile dal 30 Aprile.

La guerra è la malattia del mondo. Appena scoppia, è causa immediata di dolori infiniti, disastri, morte. Ma le guerre continuano a mietere vittime anche dopo che finiscono. Ne è un tragico esempio la “Sindrome dei Balcani”, la lunga serie di malattie provocate dall’esposizione ai proiettili con uranio impoverito o dall’inalazione di particelle d’amianto rilasciate nell’aria in seguito alla distruzione di palazzi e complessi industriali. È accaduto durante i conflitti esplosi in ex Jugoslavia e Kosovo: piccole particelle infinitesimali, invisibili agli occhi, che una volta entrate nel corpo di soldati, civili e persino reporter non lasciano scampo. A distanza di molti anni si ripresentano quasi fossero un prolungamento dell’orrore bellico, e colpiscono. Proprio come è successo all’autore del libro che stringete tra le mani. In questo breve ma densissimo volume Franco Di Mare passa in rassegna parole-chiave quali “assenza”, “memoria”, “resilienza”, “amore”, “storia”. E nel farlo affianca alle riflessioni la potenza del racconto, nutrito dalle emblematiche vicende a cui ha assistito sul campo nei tanti anni da inviato: vicende che lo hanno segnato e adesso riecheggiano nella battaglia contro il male dentro di lui. “Le parole per dirlo” raccoglie il vissuto di chi ha attraversato la Storia mentre questa scriveva le sue pagine più dure. Ma è anche il diario di bordo di una vita costellata di incontri esemplari, capaci di urlare il loro sdegno per la guerra e restituire il senso più profondo dell’amicizia, dell’affetto e della solidarietà tra esseri umani.

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