Trevor Noah è un fuorilegge fin dalla nascita, anzi: a causa della sua nascita. Nel Sudafrica dell’apartheid, Trevor è figlio di una coppia mista (padre bianco con cittadinanza svizzera e madre nera di etnia Xhosa), condizione che può comportare la prigione per i suoi genitori e per lui un’infanzia e un’adolescenza da trascorrere in un istituto per colored, i meticci.

Ecco quindi che Trevor è costretto a vivere i primi anni della sua vita nascosto agli occhi di tutti, quasi sempre tenuto in casa, impossibilitato a frequentare il padre, nonostante quest’ultimo sia affezionato al bambino e voglia prendersene cura, portato in luoghi pubblici solo con mille sotterfugi (ad esempio affidato a un’altra donna colored, che finge di essere sua madre).

Nato fuori legge, la recensione del libro di Trevor Noah

Nonostante tutte le difficoltà, la madre cerca di crescerlo come una persona libera, quasi presagisca già che l’apartheid non potrà durare per sempre e cerchi di prepararlo a una vita piena e ricca di possibilità.

A partire dal 1990, con la liberazione di Nelson Mandela, l’apartheid perde progressivamente forza, fino alla completa abolizione nel 1994 attraverso le elezioni generali in Sudafrica. Il futuro sembra finalmente farsi più semplice. Proprio in quel periodo però la madre si sposa con un uomo violento, che terrorizza sia lei che il ragazzo; in più per Trevor iniziano gli anni turbolenti dell’adolescenza, con amicizie non sempre raccomandabili.

Trevor si salva da tutto questo quando inizia ad avere successo come comico. Diventando adulto recupererà il rapporto con sua madre, riuscendo alla fine a capire i suoi insegnamenti e ad aiutarla in un momento particolarmente drammatico.

Un libro molto interessante, che spiega l’apartheid dal punto di vista di chi la viveva ogni giorno; scorrevole, spesso scanzonato anche quando affronta i temi più difficili, ma anche ricco di spunti sull’uguaglianza e su come trovare il proprio posto nel mondo.

Serena Monteverdi

Nato fuori legge di Trevor Noah: la trama del libro

Nato nel Sudafrica dell’apartheid da madre xhosa e padre bianco, Trevor è colored: né bianco né nero, un’anomalia intollerabile per il rigido sistema razziale sudafricano. Destinato a un’esistenza ‘fuori legge’, Trevor se la cava splendidamente poiché la sua infanzia, spericolata e indimenticabile, è orchestrata da una madre più potente del tuono: Patricia Nombuyiselo Noah, un magma di contraddizioni stupendamente africane. È bigotta e ribelle, severa e anticonformista, e soprattutto ha fiducia nel fatto che tutto è possibile, di qualsiasi colore sia la tua pelle: l’importante è andare a scuola, imparare l’inglese, fare quello che si pensa sia giusto e rifiutare le leggi sbagliate e illogiche inventate dagli uomini. Ragazzino impacciato di fronte alle prime esperienze sentimentali, poi esperto di pirateria musicale e organizzatore di feste clandestine nelle townships di Johannesburg, Trevor ripercorre la sua vicenda senza retorica, sempre sul filo di un’irresistibile vena ironica che lo affranca dal ruolo di vittima e rende il suo racconto più forte di qualsiasi denuncia. Non teorizza nulla, mostra se stesso, il ‘bastardo’: la sua mescolanza razziale sfida l’ingiustizia del sistema e ne mette in luce l’insostenibilità e l’incoerenza. Mescolarsi è la vera rivoluzione e questa storia esplosiva e ‘fuori legge’ ne è la prova.

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