Tra il ritratto di un uomo invisibile e il libro della memoria che compongono questa “Invenzione della solitudine” di Paul Auster, vi passa un punto di vista diverso. Nel primo l’autore racconta in prima persona gli episodi accaduti a seguito della morte improvvisa di suo padre, mentre nel secondo la terza persona onnisciente prende il sopravvento.

La prima parte è coinvolgente sin dalle prime righe, la scoperta della mancanza del padre, che aveva vissuto una vita in maniera distaccata e spesso superficiale, lascia il posto ai crudi avvenimenti che accaddero prima della nascita dello scrittore e che forse sono alla base del comportamento evanescente del padre, che in qualche modo dovette fare i conti con degli episodi più grandi di lui, di sua madre e dei suoi fratelli. La descrizione che Auster fa di suo padre, della sua patologica riluttanza a spendere, riesce a catapultare il lettore in quegli stereotipi rabbini che però non hanno nulla di prevedibile e scontato. Anche la necessità di essere accettato, sostenuto e incoraggiato dal padre, si scontrano puntualmente con i tratti caratteristici della figura paterna, ma non hanno molto di trascendentale se paragonati all’episodio cardine di tutto il racconto.

Il libro della memoria, per lo meno nelle prime pagine, lascia spiazzato il lettore, che si trova quasi a non capire di cosa si stia parlando. Inizialmente si avverte un senso di fastidio che svanisce pian piano che si avanza con la lettura, e la scoperta che coglie il lettore verso la fine della lettura è qualcosa da lasciare senza fiato.

I vari richiami e citazioni sono sviscerati dall’autore con grande maestria, e quando viene chiamato in causa Collodi con la storia di Pinocchio, il lettore non può attingere a tutti i suoi più reconditi ricordi dell’infanzia. Nessuno può rimanere indifferente alle storie di Mille e una notte, Guerra e pace e i Fratelli Karamazov

L’invenzione della solitudine è quel luogo in cui ci rifuggiamo per diventare immortali, attraverso storie e racconti che perpetuano la nostra vita e ci allontanano dalla morte.

L’invenzione della solitudine di Paul Auster: la trama

Il libro si compone di due scritti speculari. Il primo, “Il ritratto di un uomo invisibile”, è una meditazione sulla scomparsa del padre, scritta qualche settimana dopo la sua morte. “Niente è più terribile che trovarsi faccia a faccia con gli oggetti di un morto. Le cose di per sé sono inerti: assumono significato solo in funzione della vita che ne fa uso”, scrive Auster nel passare in rassegna le carte e gli oggetti del padre. Nel secondo “pezzo”, “Il libro della memoria”, l’autore sposta la sua attenzione dalla sua identità di figlio a quella di padre: riflette sulla condizione solitaria dello scrittore e prova a immaginare quella che sarà fatalmente la separazione dal figlio che cresce.

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