A differenza degli altri libri di Pam Jenoff, che ho letteralmente divorato in pochi giorni, ho impiegato quindici giorni per la lettura.
Inizio col dire che mi è piaciuto.
Pam Jenoff, in ogni caso, rimane sempre una certezza.
C’è sempre quella tridimensionalità dei personaggi, quel dramma, quel colpo di scena, quel dare un senso alle cose, quel rivissuto storico di periodi molto importanti della storia dell’umanità (anche in questo caso è stata trattata la Seconda Guerra Mondiale). Devo dire tra l’altro che l’autrice si è documentata moltissimo sulla storia dei circhi nel periodo del nazismo, e questo si vede. Inoltre, ha trasportato in queste pagine, ovviamente in forma romanzata, la storia dei “bambini sconosciuti”, scomparsi in quel periodo. Si vedrà nelle note dell’autrice che ha dovuto addirittura prendere ispirazione dall’immaginare i suoi figli in quelle situazioni, cosa assolutamente forte da affrontare per una scrittrice, e che la rende generosa nei confronti del suo pubblico, in quanto le sue descrizioni ti arrivano dritte e forti al cuore. Io ho pianto per alcuni libri di Pam Jenoff (non questo, ma è per commentare lo stile dell’autrice e quanto ti possa toccare in profondità: lo ha fatto anche in questo caso).
La ragazza della neve di Pam Jenoff: la recensione del libro
Pam Jenoff è così: è teatrale, psicologica, drammatica, generosa, informata, storica.
Un’autrice di ottimo livello.
Purtroppo non amo l’ambientazione del circo.
Sono contraria alle esibizioni degli animali, in primis.
In secondo luogo, anche rimanendo sul piano umano, per vissuti personali mi intristisco troppo durante la lettura. È vero che anche in questo caso è stata brava a mettere in risalto la differenza tra il clown nel lavoro e quello nella vita privata, ma a me semplicemente è arrivata una sensazione sgradevole.
È anche un gusto, quindi mi sento di dire che non dipende dall’autrice.
Inoltre, ho trovato il ritmo della lettura piuttosto lento fino all’avvicendarsi finale di colpi di scena. Io amo questa scrittrice, quindi mi fido di lei e non lascerei mai un suo libro in sospeso, ma magari chi si approccia a lei per la prima volta può non essere invogliato a dare un’altra possibilità.
Ho comunque visto che questo è uno dei primissimi libri scritti da lei, il secondo, e posso testimoniare, essendo partita dai libri successivi, che questa cosa non si ritrova nelle altre opere: evidentemente, come in tutte le professioni, anche in questa si impara strada facendo.
Non è la prima volta che mi capita di non impazzire per il primo romanzo di un’autrice (che magari è il suo biglietto da visita e bestseller, come in questo caso) ma amare i libri successivi, meno conosciuti.
Mi è capitato anche con “La lettera” di Kathryn Hughes, nella top delle mie autrici preferite, ma di cui ho apprezzato in maniera infinitamente superiore “La chiave dei ricordi” (ho dato la lode addirittura!), romanzo sicuramente meno conosciuto del libro citato.
Succede. Ci si calibra e si prende la mano.
Rimane comunque, come sempre, un grande romanzo che consiglierei a chiunque.
La ragazza della neve: trama del libro
Noa ha sedici anni ed è stata cacciata di casa quando i genitori hanno scoperto che è rimasta incinta dopo una notte passata con un soldato nazista. Rifugiatasi in una struttura per ragazze madri, viene però costretta a rinunciare al figlio appena nato. Sola e senza mezzi trova ospitalità in una piccola stazione ferroviaria, dove lavora come inserviente per guadagnarsi da vivere. Un giorno Noa scopre un carro merci dove sono stipate decine di bambini ebrei destinati a un campo di concentramento e non può fare a meno di ricordare suo figlio. È un attimo che cambierà il corso della sua vita: senza pensare alle conseguenze di quel gesto, prende uno dei neonati e fugge nella notte fredda. Dopo ore di cammino in mezzo ai boschi Noa e il piccolo, stremati, vengono accolti in un circo tedesco, ma potranno rimanere a una condizione: Noa dovrà imparare a volteggiare sul trapezio, sotto la guida, della misteriosa Astrid. In alto, sopra la folla, Noa e Astrid dovranno imparare a fidarsi luna dell’altra, a costo della loro stessa vita.