I Lambert sono una tipica famiglia del Midwest americano. O almeno così sembra agli occhi di Enid, la signora Lambert, che guarda il marito Albert e i tre figli Gary, Denise e Chip cercando di nascondere a sé stessa quanto i suoi famigliari siano effettivamente diversi da come lei avrebbe voluto che fossero. Li “corregge” mentalmente, censurando e trascurando gli elementi che non rientrano nel suo ideale di “rispettosa famiglia del Midwest”, vivendo una vita fatta più di scenari immaginari e desiderati, ideali, che di realtà. Questa incapacità di accettare sé stessi e la realtà che ci sta attorno, e questa continua tentazione di “correggere” ciò che vediamo, cercando di ritagliare la vita secondo le nostre misure, eliminando e ignorando il resto, accade anche agli altri componenti della famiglia Lambert, accade a tutti noi. Le correzioni non sono soltanto un guardare la realtà cercando di nascondere ed eliminare ciò che non rientra nei nostri schemi, ma sono anche un continuo giustificare a noi stessi le nostre scelte e le nostre visioni del mondo: una narrazione continua, interiore, che corregge la realtà.
Alfred, il marito di Enid, è ammalato di Parkinson, ma lo ignora. Non accetta la sua malattia, così come non accetta i suoi limiti sempre più evidenti. Dice a sé stesso che guarirà alla svelta e che ne ha viste di peggiori. Gary, il primogenito, è sposato con una moglie infantile che lo ricatta mettendo i figli contro di lui, che intanto cade sempre più spesso in periodi di depressione: ma anche in lui arriva a giustificare (correggere) l’operato della moglie e negare la sua stessa (e a tratti evidente) malattia.
Denise, sposata e divorziata molto giovane, scopre col tempo di apprezzare più le donne che gli uomini, ma non si riconosce liberamente come lesbica, anzi: cerca continuamente di “correggersi” e negare le sue pulsioni. Chip, pseudo-scrittore creativo e ex professore cacciato da un college dopo una relazione con un’alunna, finisce in Lituania a gestire una maxi-truffa e a correggere continuamente la sceneggiatura di quello che, a sua dire, sarà il suo capolavoro. Enid, fedele alle tradizioni e alla felicità piccolo-borghese, insisterà per averli nuovamente tutti assieme, sotto lo stesso tetto, per un ultimo Natale assieme. La narrazione segue per ogni capitolo il punto di vista di un Lambert diverso, ricostruendo la sua vita fino al momento del tanto atteso (e temuto) Natale assieme.
Franzen con “Le correzioni” scrive un capolavoro della letteratura americana, capace di raccontare senza pregiudizio la società di oggi, e la tentazione tutta umana di fuggire dalla realtà che sta davanti ai nostri occhi e ricrearla, illudendoci, e correggendola come noi vorremmo che fosse.
Matteo Colombo
La trama del libro “Le correzioni” di Jonathan Franzen
Enid e Alfred Lambert, in una città del Midwest americano, trascinano le giornate accumulando oggetti, ricordi, delusioni e frustrazioni del loro matrimonio: l’uno in preda ai sintomi di un Parkinson che preferisce ignorare, l’altra con il desiderio, ormai diventato scopo di vita, di radunare per un «ultimo» Natale i tre figli allevati secondo le regole e i valori dell’America del dopoguerra, attenti a «correggere» ogni deviazione dal «giusto». Ma i figli se ne sono andati sulla costa: Gary, dirigente di banca, vittima di una depressione strisciante e di una moglie infantile; Chip che ha perso il posto all’università per «comportamento sessuale scorretto»; infine Denise, chef di successo che conduce una vita privata discutibile secondo i Lambert.
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