Spesso si dice che per “poter vedere”, cioè poter comprendere, si devono chiudere gli occhi e darli al nostro cuore. Solo così ciascuno riesce a percepire ciò che è necessario, vitale, significavo, ciò che necessita della nostra attenzione.

Con gli occhi chiusi si può vedere l’essenza, conoscere in profondità e quella stessa profondità può far male, ma forse è proprio in quel momento, mentre osserviamo il nostro buio interiore e lo guardiamo con coraggio e forza che da quella landa desolata è possibile riemergere con una nuova lente di comprensione. Ma gli occhi possono rimanere chiusi anche quando non si desidera vedere, perché è talmente orrendo ciò che si vede, angosciante, insopportabile che si desidera solo dimenticare perché fa paura, scuote dentro, fa vergognare.

Atteggiamenti diversi, per una storia che ha al suo interno diversi occhi che scrutano, si chiudono, si spalancano, sono dolenti, arrabbiati, annichiliti, insonni.

Occhi di una comunità spagnola che vive a Pueblo Chico, per lo più formata da anziani che ricordano un passato duro, difficile, misterioso ed enigmatico.

Ma un giorno lì arrivano Ariadna ed Eloy, che hanno nei loro occhi la speranza di riallacciare il legame della loro storia d’amore.

Una relazione che inizia a scricchiolare, così lei ha pensato di allontanarsi insieme dai ritmi frenetici della città per ritrovarsi in un luogo tranquillo per ri-mettere occhi negli occhi.

Ma c’è un laccio invisibile che inizia a stringersi attorno ad Ariadna e ad un anziano del posto, un certo Pedro e per Eloy in questo laccio non sembra esserci posto.

Pedro un tempo lontano, durante la dittatura di Francisco Franco, portava al pascolo gli animali e, orfano dei genitori, era stato accolto da Teresa e dai suoi figli.

Con gli occhi chiusi di Edurne Portela: la recensione del libro

In questo legame tra il passato e il presente si snoda una vicenda fosca, torbida, in qualche momento persino gotica in cui nebbie fitte e vento forte persistente sembrano portare alla luce i sussurri, le grida, le immagini di un trascorso che si ripercuote fatalmente nel presente.

In questo mondo contadino arcaico Ariadna procederà con passo incerto e pieno di paure, ma lo affronterà comunque e conoscerà una verità ruvida, agghiacciante.

La scrittrice basca mi ha rivelato una vicenda che ha tanti occhi, mille sguardi, infinite sfumature e più piani di verità.

L’ho letto tutto d’un fiato con i miei occhi desiderosi di leggere l’ultima parola dell’ultima pagina.

Un romanzo che svela paure individuali che determinano però le inquietudini di qualcosa di più grande e che purtroppo ha avuto il suo carico di vittime mentre i carnefici si nascondevano fra i cespugli della Sierra.

Ma allora non si devono chiudere gli occhi davanti alle ingiustizie della dittatura franchista, non si deve dimenticare e lì a Pueblo Chico non si dimentica perché lì ogni pietra, ogni albero, ogni gola, ogni zolla di terra ha occhi che ricordano.

Passato e presente si incontrano in questo crocevia di mondo; una Sierra malinconica dove Ariadna prova a raccogliene l’eredità.

Una scrittura delicata e forte, sentita e ipnotizzante quella dell’autrice che delinea uno spazio-tempo che come una fisarmonica si allunga e si accorcia e a suonarla è l’anziano Pedro che racconta una storia in equilibrio fra sogno e realtà e in cui anche gli oggetti hanno un che di stregato, dannato.

Una riflessione sulla memoria da tramandare e non dimenticare e su un silenzio per troppo tempo taciuto, colpevolmente.

Citazione preferita: “Nel paese dai confini invisibili che segnavano la linea di separazione tra essere e non essere ci sono luoghi che ancora ricordano, luoghi dove, se ti fermi ad ascoltare con attenzione, puoi sentire voci che raccontano cose del passato. Ma devi volerle ascoltare. Purtroppo, riescono a sentirle solo coloro che già conoscono le storie di questi luoghi. Gli altri, chi è stato causa delle vicende o chi le conosce ma non ne parla per paura o per vergogna, negano l’esistenza di queste voci. Ma sono lì, negli spazi più reconditi, oscuri, più…”

Durante la lettura ho immaginato un cespuglio rotolante mosso dal vento. Staccato dalle radici della sua pianta rotola e disperde nell’aria i propri semi, come piccoli pezzi di verità”.

Buone letture!

Elisabetta Baldini

Con gli occhi chiusi di Edurne Portela: la trama

Pueblo Chico è un villaggio perso nell’entroterra spagnolo e abitato solo da uno sparuto gruppo di anziani. Sembra un paese sonnolento e pacifico, ma le voragini di cui sono costellate le sue montagne e la nebbia densa, impenetrabile che spesso lo invade occultano antichi segreti, vendette che risalgono all’epoca della guerra civile. Quando Ariadna ed Eloy, una coppia in crisi alla ricerca di un nuovo inizio, vi si trasferiscono, certi incubi riemergono a tormentare i sogni di Pedro, il più strano degli anziani di Pueblo Chico. Pedro e Ariadna si studiano da lontano, non si conoscono ma sanno di avere un conto in sospeso da saldare, una vecchia storia che riguarda tutto il villaggio e forse la Spagna intera, che per troppo tempo ha chiuso gli occhi di fronte ai crimini della dittatura.

Se vuoi acquistarlo clicca qui!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *